Articolo de IL SECOLO XIX di Genova del 28-Febbraio 2009
GENOVA. «Voglio dare speranza agli altri. Non bisogna arrendersi, ma cercare strutture qualificate perché la soluzione si trova». Con queste parole, accompagnate da un sorriso raggiante, il padre del dodicenne Biagio G., abitante nella zona di Sorrento, ha ieri decretato a Genova il lieto fine per la vicenda si suo figlio. Una storia cominciata nello scorso aprile e vissuta in un pellegrinaggio in diversi ospedali, ricerca febbrile di informazioni su internet e consigli degli amici sempre alla ricerca di una soluzione definitiva per il grave problema del bimbo. Quella soluzione che ha saputo offrire l’ospedale Gaslini, dove il dodicenne è stato sottoposto a una serie di trattamenti, conclusasi con un delicato intervento eseguito dall’èquipe diretta da Armando Cama, direttore dell’Unità operativa di Neurochirurgia del nosocomio pediatrico genovese.
Il due aprile dello scorso anno, il bimbo che non aveva mai avuto problemi di salute, accusa un forte mal di testa, vomita, sviene. Si corre all’ospedale di Sorrento. Si eseguono un’ecografia e una Tac, che mostrano la presenza di un’angioma gigante, groviglio di vene e arterie che, come una spugna, assorbe molto sangue destinato al cervello e può comprimere le strutture vicine. Poi, dopo diverse ricerche, il ricovero al Gaslini. «La Tac dimostrava la presenza di un angioma gigante di diametro superiore ai cinque centimetri che poteva anche compromettere l’uso del linguaggio e della comprensione del bimbo», ricorda Andrea Rossi, direttore della Neuroradiologia del Gaslini. Prima di giungere all’intervento chirurgico, in accordo con gli specialisti della Neuroradologia dell’ospedale San Martino, si sono “chiusi” con una speciale colla i vasi sanguigni che nutrivano la malformazione, in tre interventi successivi realizzati con sonde inserite all’altezza dell’inguine e guidate fino all’area della lesione. Poi, a luglio, si è arrivati all’operazione vera e propria. Dodici esperti hanno lavorato per dieci ore, guidati da uno speciale sistema di neuronavigazione. «Questo sistema si avvale di uno speciale computer che rielabora i dati acquisiti con la Tac e la risonanza magnetica, e consente un controllo di grande precisione per evitare danni irreparabili alle strutture circostanti», commenta Cama. Oggi, dopo sei mesi, l’ultimo controllo con l’angiografia ha dimostrato chiaramente che Biagio G. è completamente guarito e sta smettendo anche i farmaci necessari per prevenire eventuali crisi epilettiche. Ha insomma ha finalmente ottenuto la sua grande vittoria su una lesione potenzialmente mortale, pronta a esplodere come una bomba a orologeria.
Federico Mereta
28/02/2009
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